ORLANDO (USA) (ITALPRESS) – Una chiusura che apre prospettive interessanti. E’ solo calcio d’agosto, ma Juventus-Real Madrid è sempre partita vera e i bianconeri di Max Allegri così la interpretano, chiudendo con un secco 3-1 ai blancos di Ancelotti una tournèe statunitense sicuramente positiva. Al Camping World Stadium di Orlando, in Florida, la Signora si presenta subito bene e dopo appena un minuto apre il match con Kean, poi ci pensa Weah, al termine di una splendida azione, a segnare il 2-0 e il suo primo gol in bianconero e anche se il Real, in chiusura di primo tempo rientra in partita con Vinicius Jr, nel finale Vlahovic chiude i conti fissando il risultato sul 3-1. Allegri lo aveva detto: “Spero di far giocare uno spezzone di gara a Dusan”. L’ex viola è entrato in campo al 77° e al 95° è andato in gol mostrando a tutti il suo nome, un messaggio chiaro in un periodo in cui le operazioni e le chiacchiere di mercato lo vedono al centro dell’attenzione e non inserito nell’elenco degli incedibili. Allegri schiera il “suo” 3-5-2 con Szczesny tra i pali, Danilo, Bremer e Alex Sandro in difesa, quindi Weah e Kostic esterni, in mezzo McKennie, Locatelli e Miretti, quindi in attacco la coppia Chiesa-Kean.
La partita si mette subito in discesa con una bella azione conclusa sul palo da McKennie, poi è Keane a mettere dentro sulla respinta. La risposta del Real Madrid arriva al 7′. Vinicius Jr calcia bene in area di rigore sul secondo palo, Szczesny vola e respinge. Un minuto più tardi ancora Juve con Kostic, ma Courtois neutralizza facilmente il tiro del serbo. La Juve gestisce con serenità la pressione avversaria e continua a spingere in cerca del raddoppio, che arriva con un’altra bella azione. Ventesimo minuto, Chiesa porta palla a sinistra e premia un inserimento perfetto di McKennie. Palla dall’altro lato per Weah che, liberissimo, raddoppia. Primo gol in bianconero per Timo, che esulta nei suoi Stati Uniti. Dopo il raddoppio le cose non cambiano, e, come dopo il primo gol, il Real ci prova con un tiro di Bellingham che trova pronto Szczesny. Il polacco non può nulla, invece, al 39′, su Vinicius Jr, lanciato in campo aperto verso la porta della Juve. Tocco sotto e svantaggio dimezzato. Szczesny deve superarsi sul tiro di Nacho Fernandez dal limite dell’area e si va negli spogliatoi sul 2-1 per i bianconeri.
Alla ripresa del match la Juve cambia cinque pedine, il Real Madrid si ripresenta con gli stessi undici che hanno cominciato la partita. La prima occasione è di Fran Garcìa, ma il suo tiro è largo e non preoccupa Pinsoglio (uno dei subentrati). Nemmeno Bellingham, al 53′, da posizione decisamente più pericolosa, inquadra lo specchio. Al 59′ ancora Real Madrid: assist di Modric per Joselu che, in allungo, devia verso la porta, non trovandola per questione di centimetri. Il secondo tempo prosegue con un Real Madrid in grande pressione e una Juve che resiste, provando a ripartire. Si rende protagonista anche Pinsoglio, bravo a bloccare il tentativo di Bellingham da distanza ravvicinata, mentre i bianconeri si fanno rivedere all’80’ con Vlahovic appena entrato. Ed è proprio il numero 9 a siglare il definitivo 3-1. Si chiude così la tournèe bianconera, indicazioni incoraggianti, ma adesso toccherà a Giuntoli lavorare su un organico (tra possibili acquisti e cessioni necessarie vista l’esclusione dalle coppe) ancora da completare.
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Redazione
Live dal ritiro del Catania a Zafferana Etnea
ROMA (ITALPRESS) – Il Lecco in Serie B, la Reggina no. Il Tar del Lazio ha emesso il proprio verdetto accogliendo la richiesta della società lombarda dando il via libera alla riammissione della squadra di Foschi al campionato cadetto. Il Lecco era stato escluso a causa di un ritardo nella presentazione della documentazione relativa all’impianto da utilizzare per le partite casalinghe della prossima stagione: nella fattispecie lo stadio Euganeo di Padova, essendo il Rigamonti-Ceppi non a norma per la Serie B. Niente da fare, invece, per la Reggina il cui ricorso è stato giudicato “improcedibile” con il club calabrese ritenuto non in possesso delle carte per essere iscritto alla prossima Serie B. La Reggina, adesso, avrà un’ultima chance presso il Consiglio di Stato per vedere accolte le proprie richieste.
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Insieme per parlare del Catania Football Club di mister Ross Pelligra
ROMA (ITALPRESS) – E’ terminata con successo e sorrisi la “Discesa a remi del Danubio”, regata internazionale e inclusiva di canottaggio. Equipaggi misti di atlete e atleti Master, di età media superiore ai 55 anni, e di atlete e atleti del Pararowing quelli che hanno preso parte alla manifestazione ideata e organizzata dal Circolo Canottieri 3 Ponti di Roma, affiliato alla FIC (Federazione Italiana Canottaggio), e sostenuta per la sua valenza sociale dalla Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale. In tutto circa 600 chilometri di voga divisi in due parti e con due diverse squadre: dal 26 luglio da Schlogen a Vienna, dal 28 luglio al 2 agosto da Vienna a Budapest. All’arrivo sono state attraversate, senza considerare la partenza delle barche sui carrelli dall’Italia, tre nazioni, ovvero Austria, Slovacchia e Ungheria. Nelle 4 barche da 8 con timoniere, seguite nel tragitto su 2 motoscafi dagli organizzatori e dai tecnici dello staff – per la prima parte della regata Riccardo Dezi, Giulia Benigni, Antonio Schettino e Catalin Blaj, nella seconda parte raggiunti da Monica Magini e Sara Arena -, erano a bordo ad affiancare i Master del CC3Ponti anche vogatori diversamente abili, ovvero Ludovica Tramontin, Luca Agoletto e Daniele Stefanoni del Circolo Canottieri Aniene.
Con loro l’atleta ipovedente Marco Carapacchio, del Circolo Canottieri 3 Ponti, e i due canottieri austriaci, anch’essi ipovedenti, Nathalie Podda e Michael Supper, del Donauhort Ruderverein di Vienna.
Ha preso parte alla manifestazione, nel tratto verso Budapest, con il consueto entusiasmo, poi, l’atleta del Pararowing del CC3Ponti Daniela De Blasis, alla sua seconda esperienza al timone sul Danubio. Tra gli accompagnatori, infine, Florian Kremslehner, Richard Sellinger e Eszter Hauer.
– foto Ufficio Stampa “Discesa a remi del Danubio” –
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LAS VEGAS (USA) (ITALPRESS) – Davanti ai 39mila spettatori dell’Allegiant Stadium, il Milan chiude l’esperienza negli Stati Uniti con una sconfitta di misura (1-0) contro il Barcellona. A decidere una sfida equilibrata è il bel gol di Ansu Fati al 55′, un destro a giro imprendibile per Maignan. Come nelle partite precedenti con Real Madrid e Juventus, i rossoneri giocano a viso aperto, pur costretti più sulla difensiva per arginare il palleggio dei blaugrana. Non sono mancate le occasioni, specialmente quelle per Reijnders e Leao, mentre la squadra di Pioli difetta in precisione sotto porta. A Las Vegas è partita vera fin dai primi minuti. Agonismo, aggressività e nessuno tira indietro la gamba, come testimoniato dai tre cartellini gialli estratti nel solo primo tempo dall’arbitro Chilowicz. Partono meglio i blaugrana, per l’occasione in maglia bianca, che al 12′ sfiorano in due occasioni il vantaggio: su azione di corner, Kounde colpisce il palo di destro e sulla ribattuta Tomori salva su Torres, che aveva calciato a botta sicura. I rossoneri, fino a quel momento sulla difensiva, rispondo al colpo con una bella azione corale: inserimento di Reijnders premiato da Loftus-Cheek, l’olandese calcia di prima e Peña chiude in corner. Maignan è attento sul sinistro di Raphinha, mentre per il ‘Diavolò è ancora Tijjani a mettere paura al Barça, con un tiro-cross che esce di poco. Il Milan sfiora il gol anche nel finale di tempo, quando Leao sgasa per la prima volta a sinistra, salta Kounde e arriva al tiro, trovando la risposta attenta di Pena. La ripresa si apre ancora con l’attaccante portoghese, che rientra sul destro e va a giro sul secondo palo: palla fuori di centimetri. In ripartenza i catalani trovano il gol del vantaggio al 55′ con Ansu Fati, che vince un rimpallo su Florenzi e pesca l’angolo lontano con il destro a giro. Al 65’ Araujo mette dentro di testa ma la rete viene annullata per fuorigioco di partenza. Occasionissima rossonera alla mezz’ora della ripresa, quando Leao premia l’inserimento centrale di Tijjani, che apre troppo il piatto da buona posizione. Bartesaghi, appena entrato, chiude con il corpo un tiro a botta sicura dei blaugrana, evitando il 2-0. Nel finale, in mischia, il Milan non trova il guizzo giusto, e così vince il Barça.
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FIRENZE (ITALPRESS) – “Noi siamo l’Italia, una Nazionale che da sempre ha avuto una grande tradizione nei campionati del mondo. L’aspirazione è sempre quella di vincere, però alle volte bisogna essere obiettivi. L’anno scorso sono tornato dal Mondiale molto soddisfatto per l’andamento dei 10 giorni che siamo stati assieme, quello che avevo chiesto è stato eseguito in gara, e questo mi ha reso felice. Bisogna essere uniti per un unico obiettivo, vogliamo riportare la maglia di campione del mondo in Italia, in una corsa di un giorno non c’è nulla di scontato e non bisogna avere paura di nessuno. Perchè non credere in un mezzo miracolo?”. Lo ha detto il ct dell’Italbici Daniele Bennati, nel corso di una conferenza stampa all’Autodromo del Mugello, a Scarperia, dove sono stati svelati i nomi dei nove azzurri per la prova in linea: Andrea Bagioli (Soudal-Quick Step), Filippo Baroncini (Lidl-Trek), Alberto Bettiol (EF Education-Easypost), Daniel Oss (Totalenergies), Andrea Pasqualon (Bahrain Victorious), Lorenzo Rota (Intermarchè-Circus-Wanty), Kristian Sbaragli (Alpecin-Deceuninck), Matteo Trentin (Uae Team Emirates) e Simone Velasco (Astana Qazaqstan). Selezionati per la cronometro Mattia Cattaneo (Quick Step) e Filippo Ganna (Ineos Grenadier). “Se faccio un passo indietro allo scorso Mondiale, sapevamo che Evenepoel poteva anticipare lo scatto, e lo ha fatto, ma noi eravamo presenti – ha aggiunto l’ex sprinter – La consapevolezza di quel Mondiale ci deve dare contezza che nessuno è imbattibile. L’anno scorso per alcuni dettagli non dico che potevamo vincere, ma fino a 500 metri dalla fine potevamo conquistare l’argento ed il bronzo. Questo deve essere da stimolo per questo Mondiale. Il capitano della squadra sarà Trentin, lui è garanzia di risultato e leadership, è la persona giusta per questo ruolo”. “Un messaggio ai tifosi azzurri? Chiedo rispetto per la nostra Nazionale a prescindere da come vada a finire la gara – ha sottolineato Bennati – Ogni corridore fa tanti sacrifici, migliaia di chilometri, e sono certo che darà il massimo. Poi il risultato potrà dipendere da tanti fattori, però sono sicuro che ognuno di quelli che ho scelto onorerà la maglia dell’Italia”. Per la squadra azzurra hanno preso la parola Matteo Trentin ed Alberto Bettiol. “Quando ho vinto l’Europeo a Glasgow chi adesso è favorito non mi conosceva – ha spiegato Trentin – Il percorso, soprattutto se ci sarà la pioggia, renderà la corsa incerta. Ci sono tante curve, la differenza sarà fatta dal livello tecnico e questo per noi sarà un vantaggio”. “Ho visto il percorso solo attraverso dei video, servirà ritmo – ha raccontato Bettiol – A me tutto manca fuorchè quello, bisognerà poi seguire il nostro istinto e correre da squadra ma da questo punto di vista nessun dubbio. La nostra arma segreta dovrà essere la superiorità numerica, ovvero essere sempre uno in più in ogni situazione di gara”.
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Insieme per parlare delle ultime sul Catania FC
WELLINGTON (NUOVA ZELANDA) (ITALPRESS) – La Nazionale femminile della ct Bertolini esce di scena nella fase a gironi del Mondiale 2023. Di fronte ai quasi 16mila spettatori dello Sky Stadium di Wellington, le azzurre si arrendono per 3-2 al Sudafrica, fallendo così la qualificazione agli ottavi di finale. Italiane in vantaggio all’11’: Dhlamini sgambetta Beccari in area, rigore che Caruso realizza con freddezza. Il Sudafrica reagisce cogliendo un palo con Moodaly al 21′ e pareggiando al 32′ con un brutto errore di Orsi, che infila la sua porta cercando il retropassaggio verso Durante. Le tricolori pareggiano al 33′ il conto dei legni con un colpo di testa di Beccari. Nella ripresa, le azzurre subiscono ancora al 22′, quando il Sudafrica passa sul 2-1 con un sinistro incrociato di Magaia. L’undici di Bertolini però si rimette in carreggiata al 29′ ancora con Caruso, che tocca in rete uno stacco di Girelli per firmare una doppietta. Prima del novantesimo, Girelli si divora la rete del 3-2. Sul 2-2 l’Italia passerebbe ancora, visto che la Svezia non ha problemi contro l’Argentina (2-0), ma nel lungo recupero la selezione di Ellis infila il 3-2 con Kgatlana che condanna l’Italia all’eliminazione e regala al Sudafrica, al suo primo storico successo ai Mondiali, il pass per gli ottavi assieme alla Svezia.
“Ci dispiace molto, abbiamo lavorato tanto per superare il girone e non ci siamo riuscite”. C’è rammarico ma anche serenità nel tono di voce di Milena Bertolini, la ct della Nazionale femminile costretta a tornare a casa dopo la sconfitta per 3-2 contro il Sudafrica. “Non credo che a questo gruppo mancasse l’intesa, le ragazze stanno bene tra loro – spiega Bertolini ai microfoni di Raisport – E’ invece subentrata un pò di paura, i cinque gol presi contro la Svezia ci hanno tolto delle certezze. Oggi avevamo iniziato bene, poi dopo il nostro autogol c’è stata un pò di paura. L’avversario principale oggi non era il Sudafrica ma noi stesse”. Bertolini, per questo Mondiale, ha rinunciato a qualche veterana per favorire il cambio generazionale: “Sono convinta delle scelte che ho fatto, credo che queste siano le giocatrici migliori e che per questa Nazionale ci sia un futuro”. La ct è in scadenza di contratto ma, sottolinea, “il mio futuro non ha importanza, lo ha quello del movimento, che mi auguro cresca sempre di più. E mi auguro di aver lasciato un’eredità con questa Nazionale”.
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PALERMO (ITALPRESS) – “Finisce qua. Mi hai dato tutto. Ti ho dato tutto. Abbiamo vinto insieme”. Poche righe via social, a corredo di un video – “Viva la Vida” dei Coldplay la colonna sonora – che ripercorre i momenti più belli di una carriera unica, un po’ portiere, un po’ Superman perchè in fondo i panni del supereroe li ha vestiti spesso. La notizia era nell’aria, mancava solo l’ufficialità del diretto interessato che in un pomeriggio d’agosto annuncia di voler appendere i guantoni al chiodo: a 45 anni Gigi Buffon si ritira. Un numero uno fra i numeri uno, con le stimmate del predestinato sin da quando, il 19 novembre 1995, Nevio Scala lo fa debuttare fra i pali del Parma contro il Milan, a soli 17 anni. Partita che finisce 0-0, primo di una lunga serie di clean sheet che caratterizzeranno la storia di uno dei più grandi – se non il più grande – portiere di sempre. Basterebbero alcuni numeri per sottolineare la grandezza di Buffon: dieci scudetti, un record come quello di presenze in Nazionale (176) e in serie A (657) dove detiene anche il primato di imbattibilità, 974 minuti senza subire gol. E poi la sua bacheca, col Mondiale vinto nel 2006 come punto più alto, oltre a svariati titoli con l’unica eccezione di quella Champions sfiorata tre volte, con le finali perse nel 2003, 2015 e 2017, e un Pallone d’Oro accarezzato dopo Berlino (secondo dietro Cannavaro), a un passo dall’emulare Yashin.
Dagli inizi a Parma al trasferimento record (105 miliardi di lire) nel 2001 alla Juve dove gioca quasi tutta la sua carriera, scendendo anche in B da campione del mondo. In bianconero scrive altre pagine di storia (record di trofei e presenze) fino al 2021, con l’eccezione di quell’anno al Psg inseguendo senza successo il sogno della Coppa dalla grandi orecchie. Poi il ritorno al passato, nella “sua” Parma, sperando di riportare i ducali in A. Non ci riuscirà e alla fine, seppur con un altro anno di contratto, decide di fermarsi. “Ventotto anni di carriera mi sembra un risultato incredibile, quasi impensabile, soprattutto per la continuità di rendimento dimostrata in quasi tre decenni – il suo saluto attraverso il sito proprio del Parma – Questo, secondo me, è l’aspetto che più determina il valore di una carriera sportiva, in questo caso la mia. Ci ho messo così tanta passione, dedizione, entusiasmo e allegria che a guardarmi indietro, posso dire che sono veramente volati. Sì, questi 28 anni – con queste due date (19 novembre 1995 e 30 maggio 2023, l’esordio in A e l’ultima in B) – sono la mia storia calcistica e la mia storia sportiva. Ma anche la storia di chi, con il tifo, con le lacrime e con l’amore, in questi 28 anni mi ha sostenuto”.
E ora? Chissà. Il Parma avrebbe voluto subito inserirlo nel suo organigramma, per la sua lunghissima storia in bianconero non sarebbe difficile immaginarlo in qualche ruolo nella Juve ma con molta probabilità nel suo futuro c’è la Nazionale, magari raccogliendo il testimone dal compianto Gianluca Vialli. Per insegnare ai giovani cosa significa indossare la maglia azzurra, lui, ultimo dei 23 campioni di Berlino a uscire dal campo.
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