ROMA (ITALPRESS) – Tutto fatto per il passaggio di Franck Honorat al Borussia Monchengladbach. Il Brest, che ha un contratto sino al 2026 con il 26enne attaccante francese, ha trovato un accordo con il club tedesco per la cifra di 9 milioni di euro più bonus.
Honorat, cresciuto nel Nizza e in passato con le maglie di Sochaux, Clermont e Saint-Etienne, dovrebbe sottoporsi alle rituali visite mediche già domani per poi iniziare la sua nuova avventura in Bundesliga.
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mc/red 10-Lug-23 09:02.
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Redazione
ROMA (ITALPRESS) – “Oggi no, domani chissà…”. In un video diventato virale sui social, Paul Pogba risponde così a chi gli domanda se finirà a giocare in Arabia Saudita. “All’Ittihad o all’Al-Ahly? Non so”, prosegue ridendo il centrocampista della Juventus. Il francese ha trascorso proprio in Arabia l’ultimo week-end e secondo fonti locali avrebbe visitato le strutture dell’Al-Ittihad, club che, oltre ad aver affidato la direzione tecnica a Nuno Espirito Santo, ha già messo sotto contratto Karim Benzema e N’Golo Kanté e che gli avrebbe offerto un contratto di tre anni a 100 milioni di euro più bonus. Solo rumors al momento, perché Pogba, dopo un’altra stagione difficile, nelle prossime ore sbarcherà a Torino per continuare a lavorare con l’idea di tornare decisivo nello scacchiere di Massimiliano Allegri.
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mc/red 10-Lug-23 08:49.
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LONDRA (INGHILTERRA) (ITALPRESS) – Jannik Sinner ai quarti di finale del torneo di Wimbledon, terzo Slam stagionale in corso sull’erba dell’All England Club di Londra (montepremi di 44.700.000 sterline). L’italiano, numero 8 Atp e ottava testa di serie, si è imposto sul colombiano Daniel Elahi Galan, numero 85 Atp, con il punteggio di 7-6 (4), 6-4, 6-3. Il 21enne altoatesino si giocherà l’accesso in semifinale contro il russo Roman Safiullin che ha eliminato il canadese Denis Shapovalov, 26esima testa di serie, superandolo 3-6, 6-3, 6-1, 6-3.
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SILVERSTONE (INGHILTERRA) (ITALPRESS) – Max Verstappen vince il Gran Premio di Gran Bretagna, al termine di una gara poco sofferta se non nei primissimi giri in cui è stata la McLaren di Lando Norris a sorpassare e creare noie – seppur contenute – al campione iridato. Primo posto comunque ottenuto per il numero 1 della Red Bull, seguito proprio da Norris e dalla Mercedes di Lewis Hamilton. Quarta invece l’altra McLaren di Oscar Piastri, che chiude poco dietro il podio dopo il terzo posto in griglia ottenuto in qualifica. Gara deludente, invece, per le Ferrari, che hanno chiuso nona e decima rispettivamente con Charles Leclerc e Carlos Sainz. Quinta la Mercedes di George Russell, seguita dalla Red Bull di Sergio Perez, autore di una bella rimonta partita dalla quindicesima casella in griglia. A completare la top ten, tra il pilota messicano e le Ferrari, l’Aston Martin di Fernando Alonso (settimo) e la Williams di Alexander Albon (ottavo).
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PUY DE DO’ME (FRANCIA) (ITALPRESS) – Michael Woods conquista il Puy de Dòme. Il corridore canadese della Israel – Premier Tech recupera nel finale su Matteo Jorgenson (Movistar Team) – quasi 50 chilometri di fuga – e vince in solitaria sull’arrivo in salita (pendenza di circa il 13%). Sul podio il francese Pierre Latour (TotalEnergies) e lo sloveno Matej Mohoric (Bahrain Victorious). Giornata interessante anche per gli uomini di classifica, a circa 1,5 chilometri dal traguardo Tadej Pogacar ha staccato la maglia gialla Jonas Vingegaard, il danese della Jumbo Visma ha comunque difeso la maglia gialla, ma lo sloveno ha conquistato 8″: ora il distacco tra i due è di 17″. Domani il primo dei due giorni di riposo, poi si ripartirà martedì con la decima tappa, la Vulcania-Issoire di 167,5 chilometri.
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All Blacks e Springboks travolgenti nella prima giornata del Rugby Championship dell’emisfero australe, quest’anno giocato con un calendario ridotto di tre turni per l’incombenza della Coppa del Mondo. Segnando 5 mete in 40 minuti e poi altre 2, la Nuova Zelanda ha distrutto 41-12 l’Argentina a Mendoza. A Pretoria, nel pomeriggio, esordio da incubo per Eddie Jones sulla panchina dell’Australia, travolta per 43-12 dal Sudafrica campione del mondo in carica. Fra una settimana in programma Nuova Zelanda-Sudafrica e Australia-Argentina.
ARGENTINA-NUOVA ZELANDA 12-41
A Mendoza si inizia con un brivido: Damian McKenzie, schierato all’apertura, calcia via appena fuori dalla sua area di meta, viene stoppato da Pablo Matera, ma con un guizzo riesce a schiacciare il pallone prima dell’arrivo di due avversari. E dalla meta quasi subita a segnarne tre in 12 minuti è un attimo. Da una ripartenza molto profonda, enorme break di Rieko Ioane che arriva fin quasi ai 22 avversari, cede all’esordiente ala Emoni Narawa per qualche altro metro guadagnato, quindi sono Shannon Frizell e Scott Barrett ad aprire la strada per la volata di Dane Coles. E una. Su un attacco profondo nei 22, gli argentini riescono a respingere un primo tentativo di Scott Barrett, ma non riescono a stringere sulla carica da corta distanza di Ardie Savea. E due. Poi entra in scena anche Beauden Barrett, che riceve palla nei suoi 22 e scappa fino a poco oltre la metà campo per poi scaricare l’ovale sull’altro fratello Jordie, che può involarsi tutto solo fino alla meta. E sono tre. Al 29′, su azione partita velocemente da una mischia sull’out di sinistra, è McKenzie a servire con un corto passaggio Ioane, che rompe un placcaggio e sfonda in meta. McKenzie che sbaglia le prime due trasformazioni e infila le successive due. Sarà presto per dirlo, ma con queste scelte del c.t. Ian Foster, dopo due anni molto difficili (4 sconfitte nel 2022), sembra di rivedere finalmente All Blacks giocare con uno stile più consono: è vero che non si può ridurre tutto a una mezzora di gioco e riferirsi a un solo giocatore, ma vederlo fare con McKenzie al posto di Richie Mounga (in panchina) e Beauden a coprirgli le spalle da estremo, qualcosa vorrà dire. Prima dell’intervallo arriva poi anche la quinta meta: mischia a ridosso dell’area di meta, i Pumas indietreggiano, Aaron Smith allora decide che è abbastanza per raccogliere, evita con una finta l’intervento di Santiago Carreras e schiaccia senza ostacoli (McKenzie trasforma). E arriva anche il cartellino giallo per il numero 8 argentino Rodrigo Bruni, che si stacca troppo presto dal raggruppamento. L’Argentina, che comunque lotta senza interruzione dall’inizio, trova soddisfazione al 52′, quando a schiacciare da corta distanza dopo una serie di tentativi respinti è il pilone Lucio Sordoni (Emiliano Boffelli però non la trasforma). Ma passano 5 minuti e da una mischia poco fuori dai 22 sull’out di destra, gli All Blacks giocano veloci verso il lato opposto con McKenzie, che prima scambia con un compagno e poi lacera in verticale la difesa argentina, per offrire a Beauden Barrett un pallone che l’estremo porta fino in meta con una corsa imprendibile. McKenzie non trasforma, poi trasloca a estremo perché Mounga prende il posto di Beauden Barrett, mentre al 65′ finisce la complicatissima partita di Gonzalo Bertranou, nato e cresciuto proprio a Mendoza e oggi al 50° cap con i Pumas. E al 76′ arriva anche la meta dell’esordiente, pescato sull’out di destra da un bellissimo passaggio di McKenzie: l’ala è libera è può schiacciare comodamente alla bandierina (McKenzie sbaglia ancora la trasformazione). A tempo scaduto arriva la seconda meta argentina, firmata dal tallonatore Augustin Creevy, che dopo una touche a 5 metri, raccoglie l’ovale e si allunga a schiacciare (e Boffelli trasforma).
SUDAFRICA-AUSTRALIA 43-12
La scelta di cacciare Dave Rennie e affidarsi per la seconda volta a Jones (dopo il periodo 2001-2005 con la sconfitta nella finale in casa della Coppa del Mondo del 2003), al momento all’Australia è valsa solamente l’ottava sconfitta negli 8 match giocati al Loftus Versfeld. Sempre alla ricerca di qualche artificio per stupire (o per far parlare di sé?), stavolta Jones decide di nominare due capitani in campo, ispirandosi a una prassi alquanto consolidata nel rugby a XIII: a Michael Hooper si aggiunge il pilone James Slipper. “Vogliamo fare le cose in maniera differente e meglio”, aveva spiegato Jones. E’ stato un fiasco. E dire che per gli ospiti la partita era iniziata sotto ottimi auspici: prima l’errore dalla piazzola di Manie Libbok (alla prima presenza da titolare all’apertura dopo le precedenti 3 da subentrato), poi all’8′ la meta di Marika Koroibete, su assist del centro Len Ikitau, dopo che Allan Alaalatoa era riuscito a recuperare il pallone che Jean Kleyn (all’esordio con la maglia del suo paese di nascita dopo avere indossato per 5 volte quella dell’Irlanda e avere osservato 3 anni di stop a livello internazionale) si era fatto cadere dalle mani dopo avere rubato una touche. Ma in 3 minuti il Sudafrica la ribalta: prima al 13′ fa centro Libbok su piazzato, poi al 16′ con la superiorità al largo creata dall’ala Canan Moodie, è Andre Esterhuizen ad aprire all’altra ala Kurt-Lee Arendse la strada per la corsetta indisturbata in meta. E alla mezzora Arendse fa doppietta: Marvin Orie porta giù la touche e innesca la maul, il flanker Marco van Staden (anche lui all’esordio da titolare dopo 10 presenze da subentrato) esce e apre per Bongi Mbonambi, che prima rientra con una finta e poi serve un perfetto pallone all’ala sul lato chiuso, Suliasi Vunivalu non fa in tempo a chiudere e arriva la seconda meta (Libbok le trasforma entrambe). Nel recupero Reece Hodge manca un piazzato da 60 metri e all’intervallo si va sul 17-5. La ripresa si apre con la tripletta di Arendse: l’ala riceve in offload da Lukhanyo Am, rientra sul sinistro e va oltre i difensori per schiacciare. Stavolta Libbok manca i pali. Al 54′ e al 59′ l’Australia incassa due mete tecniche e altrettanti cartellini gialli: il primo per il tallonatore Dave Porecki che affossa volontariamente una maul diretta oltre la linea, il secondo per Koroibete, che interrompe volontariamente un passaggio diretto ad Arendse, che davanti a sé non avrebbe trovato più nessuno. E al 76′ arriva anche la meta di Pieter-Steph du Toit, che con al difesa australiana aperta da una serie di sfondamenti, si tuffa sopra la ruck e va oltre la linea (Libbok trasforma). A tempo scaduto, il Sudafrica perde palla in attacco, l’esordiente Carter Gordon la recupera, davanti a sé vede la metà campo avversaria totalmente libera e vola in meta, trasformandola anche per il 43-12 finale.
ROMA (ITALPRESS) – Lutto nel mondo del calcio. E’ morto all’età di 88 anni Luis Suarez Miramontes, detto Luisito. Nato a La Coruna il 2 maggio 1935, era considerato uno dei migliori giocatori della sua generazione. Detto l’architetto per le sue doti balistiche, ha esordito tra i professionisti nel 1953 tra le fila del Deportivo La Coruna per poi trasferirsi al Barcellona, dove ha vinto due edizioni del campionato spagnolo, della Coppa nazionale e della Coppa delle Fiere. Nel 1961 è approdato all’Inter, con la quale ha conquistato tre campionati italiani (1962-1963, 1964-1965 e 1965-1966) nonchè due Coppe dei Campioni (1963-1964 e 1964-1965) e altrettante Coppe Intercontinentali. Sotto la guida dell’allenatore argentino Helenio Herrera, che lo aveva già avuto alle sue dipendenze nel Barcellona, si affermò nel contempo come uno dei migliori registi del panorama internazionale venendo annoverato ancora oggi tra i massimi interpreti del ruolo nella storia del calcio. Ha concluso la carriera nel 1973 giocando per la Sampdoria. Con la maglia della nazionale spagnola ha collezionato 32 presenze e segnato 14 reti partecipando alla vittoriosa edizione casalinga del campionato d’Europa 1964 e a due Mondiali, nel 1962 e 1966. A livello individuale ha messo in bacheca il Pallone d’oro 1960, divenendo il primo e unico spagnolo ad aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento messo in palio da France Football (fatta eccezione per l’oriundo Alfredo Di Stefano). Dopo il ritiro dall’attività agonistica, intraprese la strada di allenatore guidando nel 1973-74 il settore giovanile del Genoa: l’anno seguente rimpiazzò Masiero (suo compagno di squadra in nerazzurro dal 1961 al 1963) proprio sulla panchina dell’Inter, chiudendo tuttavia il campionato 1974-75 con un deludente nono posto. Al timone dell’Under 21 iberica conseguì il miglior risultato in qualità di tecnico, aggiudicandosi il campionato europeo di categoria nel 1986 ai rigori contro i pari età italiani. Da selezionatore della rappresentativa maggiore guidò invece le Furie Rosse ai Mondiali 1990, terminati con l’eliminazione contro la Jugoslavia negli ottavi di finale. Dal gennaio al maggio 1992 assunse nuovamente la conduzione dell’Inter, rilevando il dimissionario Orrico: alla seconda parentesi da allenatore dei meneghini è legata la vicenda di Desideri, posto fuori rosa per aver insultato l’iberico dopo un gol segnato al Napoli. Sul piano agonistico la stagione culminò nell’ottavo posto, con conseguente esclusione dalle coppe continentali. Entrato nei quadri dirigenziali della Beneamata a seguito dell’insediamento di Massimo Moratti alla presidenza nel febbraio 199, nell’autunno del medesimo anno sedette pro tempore in panchina per rilevare l’esonerato Ottavio Bianchi in attesa dell’ufficialità di Roy Hodgson. “Il calciatore perfetto che, con il suo talento, ha ispirato generazioni. Ciao, Luisito”, è il commiato social dell’Inter al suo indimenticato campione.
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LONDRA (INGHILTERRA) (ITALPRESS) – Altra grande prova di Matteo Berrettini che continua il suo percorso al torneo di Wimbledon, Slam in corso sull’erba londinese. Il tennista romano si è imposto per 3-0 sul tedesco Alexander Zverev, 19esima testa di serie, con il punteggio di 6-3, 7-6 (4), 7-6 (5). Prossimo avversario lo spagnolo Carlos Alcaraz, numero 1 del ranking Atp e del tabellone.
“E’ incredibile, non pensavo potesse succedere, deve essere qualcosa di speciale che c’è qui, in questo posto”. Matteo Berrettini commenta con queste parole il successo su Zverev che gli spalanca le porte degli ottavi di finale di Wimbledon. Un successo importante non soltanto per il torneo, ma perchè per l’azzurro è il momento del riscatto dopo un periodo sicuramente non facile. “L’anno scorso non ho potuto giocare qui per il Covid, ma questo è un torneo che ha cambiato la mia carriera e oggi per me è speciale aver vinto su questo campo. Stanco? Ho passato tanti giorni nel mio letto a piangere – dice riferendosi agli infortuni -, quindi aver giocato 5 giorni di fila non è niente in questo momento, mi è mancato tantissimo competere e giocare, qui ho trovato questa energia anche grazie al pubblico che mi ha sostenuto e incoraggiato”. Prossimo avversario il numero 1 del mondo Carlos Alcaraz. “L’ho incontrato l’ultima volta due anni fa e da allora lui ha vinto tantissimo, penso che mi divertirò ogni minuto, punto dopo punto, intanto finalmente domani posso riposarmi, recuperare e presentarmi pronto al match contro Carlos”, ha concluso Berrettini.
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SILVERSTONE (INGHILTERRA) (ITALPRESS) – E’ ancora una volta di Max Verstappen il miglior tempo che, nell’ultima porzione di qualifiche, gli vale la pole position per la gara di domenica in quel di Silverstone. Prima e seconda fila per le McLaren, che si piazzano seconda e terza rispettivamente con Lando Norris – distante due decimi da Verstappen – e Oscar Piastri. Quarta e quinta posizione in griglia per le Ferrari di Charles Leclerc e Carlos Sainz, seguite in sesta e settima posizione dalle due Mercedes di George Russell e Lewis Hamilton. Ottava posizione conquistata sulla griglia di domenica dalla Williams di Alexander Albon, che precede l’Aston Martin di Fernando Alonso e l’Alpine di Pierre Gasly in chiusura di top ten.
“Qualifiche davvero frenetiche, sono rimasto molto sorpreso dalla McLaren”. Queste le parole di Max Verstappen, numero 1 della Red Bull intervistato dalla Formula 1 nell’immediato post qualifica del Gran Premio di Gran Bretagna, in seguito alla pole position conquistata al termine della sessione di qualifiche sul tracciato di Silverstone. “Una sessione di qualifiche veramente pazza, molto frenetica. Sono molto sorpreso dalla McLaren, andata forte in Austria e oggi in prima e seconda fila. Nel Q1 e Q2 diverse chiazze umide sulla pista hanno reso difficile l’andamento, con un vantaggio che nel Q3 non è poi stato così ampio. Vedremo domani in gara cosa accadrà”.
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LIMOGES (FRANCIA) (ITALPRESS) – Mads Pedersen vince in volata l’ottava tappa del Tour de France 2023, la Libourne-Limoges di 201 chilometri. Il danese della Lidl – Trek ha battuto Jasper Philipsen (Alpecin – Deceuninck) e Wout Van Aert (Jumbo – Visma). Il belga non è riuscito a replicare i tre successi di tappa dopo un finale esplosivo in cui l’andatura forzata da parte della Jumbo ha fatto la differenza nel tratto collinare. Non cambia nulla dal punto di vista della classifica generale, Jonas Vingegaard rimane in maglia gialla a 25 secondi da Tadej Pogacar (UAE Emirates).
La notizia del giorno, però, riguarda Mark Cavendish. Il britannico dell’Astana Qazaqstan Team, è stato costretto al ritiro dopo una caduta al centro del gruppo. Sfuma dunque il sogno di superare Eddy Merckx nelle vittorie di tappa alla Grand Boucle (entrambi sono fermi a quota 34). A confermare il ritiro è stata l’organizzazione della corsa: il britannico è il quinto ritirato dell’edizione 110 dopo Enric Mas, Richard Carapaz, Jacopo Guarnieri e Luis Leon Sanchez.
Domani tappa di montagna che coinvolgerà gli uomini di classifica, la Saint-Lèonard-de-Noblat-Puy de Dòme di 182,4 chilometri, con l’arrivo in salita dopo 13,3 chilometri con una pendenza media del 7,7%.
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